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Quando:  18 maggio  2021 Chi c'era:  Adelina, Tiziano ed Alaska Percorso:  Campo Tartano (1070m) - Ponte nel Cielo - Frasnino (1060m) -...

giovedì 5 gennaio 2017

Ferrata Madonnina del Coren, Corna Ca' Moscera, Castello Regina, Pizzo Cerro 05-01-2017


Quando: 05 gennaio 2017
Chi c'era: Tiziano, Stefano, Simone e Rino
Percorso: Cavaglia (835m) - Corna Ca' Moscera (1329m) - Castello Regina (1424m) - Rifugio Lupi di Brembilla (1285) - Pizzo Cerro (1285m) - Rifugio Lupi di Brembilla (1285) - Cavaglia (835m)
Sentieri: 596
Difficoltà escursionismo proposta:  EEA (escursionisti esperti attrezzati) - E (escursionistico)
Difficoltà alpinistica proposta: -
Tipo di salita alpinistica proposta: -
Difficoltà cane proposta: percorso adatto ai cani solo per la via normale
Logistica cane: percorso adatto ai cani solo per la via normale
Acqua: presenza di fontane (trovate chiuse o secche)
Tempo relativo all'uscita: 2 h. 30 min. alla Corna Ca' Moscera, 1 h. al Castello Regina, 1 h. al Pizzo Cerro ed 1 h. 30 min. il rientro.

Dopo una lunga pausa, si torna ad andare per monti, per quelli Bergamaschi, a fare un progetto chiuso nel cassetto da anni.


Arriviamo in una mattinata ventosa a Cavaglia dove troviamo parcheggio (i posti sono contati su di una mano). La nostra prima cima ci saluta.


Prendiamo il sentiero con indicazione la ferrata.


Passiamo dal piccolo borgo in mezzo a due fontane spente e vicino ad un bed and breakfast.


Il sentiero parte in discesa per poi iniziare a salire subito dopo. Incontriamo il primo bivio, quello che permette di scegliere se arrivare in cresta per sentiero normale attraverso il rifugio o per quello attrezzato o normale con direzione Castello Regina. Noi torneremo dalla via normale.


Noi andiamo verso la ferrata che vediamo all'orizzonte.


Dietro di noi il paesino di partenza.


Cartello indicatore.


Eccoci al bivio dove scegliere tra ferrata e sentiero normale.


Noi deviamo per la prima scelta.


Il sentiero risulta abbastanza in pendenza e ci deposita presso i cartelli iniziali della via.


Partiamo.


L'inizio è facile, sembra più un sentiero attrezzato che una ferrata ma più si prosegue, più diventa complesso progredire.


I passaggi sono vari, da diedri o camini a piccole pareti verticali, in ogni modo si trova sempre un appiglio per le mani ed alcune volte, anche del ferro per aiutare.


Dietro di noi la Val Brembilla e Cavaglia.


Ogni tanto si incontra anche qualche cengia.


Piccolo camino.


Passaggio trasversale obliquo.


Io chiudo il gruppo.


Passaggio appena fatto senza persone.


Gli agganci della catena sono fatti alla vecchia maniera.....l'importante è che tengano.


Paretina verticale appoggiata.


Clessidra "incatenata".


Cucuzzulo dove passare a fine parete.


Chi ci passa sopra, ed io che passo a fianco.


Salita e discesa dalla guglia per ritornare in parete.


Rino guida il gruppo.


Appena poco più avanti, la ferrata si interrompe e prosegue con un sentiero.


Il sentiero porta al buco tipico della via dove si trova la madonnina.


Ci avviciniamo a vedere cosa ci aspetta.


Il passaggio consiste nell'arrampicare lungo una spaccatura che funge anche da grotta.


L'ascensione consiste nello zizzagare sopra la propria testa fino ad uscire sulla sommità.



Dal punto delle foto sopra, verso il primo traverso e l'uscita.


Alle spalle dopo il primo traverso dove si vede anche la madonnina.


Alla fine del primo traverso e fuori dalla grotta.




Secondo traverso che ripassa verticalmente sopra al primo.


Si passa in mezzo ad una gola stretta.....


....fino ad arrivare al tratto finale che porta ad uno spiazzo.


Da qui si può scegliere se proseguire con un ultimo tratto di ferrata (quello più verticale) o seguire un sentiero che lo aggira.


Uscita dall'ultimo tratto.


Fatto questo pezzo, la cima dista solo pochi metri.


Croce di vetta.



Resegone e Grigne dalla cima.


Dalla cima si vede la vetta del Castel Regina, la nostra prossima meta.


Proseguiamo il percorso senza togliere l'imbrago perché ci sono ancora dei tratti dove potersi assicurare.


Primo tratto con catene in discesa dove....


......incontriamo la prima scala di ferro. 


Proseguiamo sul sentiero.


Incontriamo la seconda scala..... 


.....assicurata sempre alla vecchia maniera.


La seconda scala funge anche da finale della ferrata.


Proseguiamo avanti verso la prossima meta fino a trovare uno spiazzo dove toglierci l'attrezzatura.


Seguiamo il sentiero fino s trovare delle indicazioni. Noi andiamo verso Castel Regina.


Dietro di noi la cima appena fatta con la croce di vetta.


Sorgente con deviazione. Qui Rino passa avanti come un treno e non riusciamo a prendere la direttissima che porta in vetta ma faremo quindi la normale.


Ponticello in legno.....meglio stare attenti: balla troppo.


Sul crinale una casetta con pannelli fotovoltaici.


Giungiamo infine sulla cresta principale. Qui facciamo una piccola deviazione per raggiungere Castel Regina.


Bastano pochi minuti per arrivarci.


Nessuna croce, solo indicazioni scritte.


Volendo si può proseguire per il Monte Foldone ed il Monte Sornadello ma a noi interessa la direzione opposta. 


Ecco tutto lo sviluppo della cresta fino ad arrivare alla fine sul Pizzo Cerro.


Una foto della valle e della prima cima fatta con punto di partenza.


Adesso basta solo cavalcare la cresta spazzata da un forte vento.


Piccola statuetta con un palo.


Proseguiamo sulla cresta, la meta è sempre visibile.


La zona e disseminata di roccoli o caselli.


Uno sguardo indietro sulle due cime fatte.


Arriviamo al bivio di collegamento con la normale che sale da Cavaglia. Oltre al versante fatto da noi, ci sono sentieri che arrivano dal versante opposto. Per il momento proseguiamo ancora verso il rifugio, poi dovremo tornare indietro e ridiscendere da qui.


Incontriamo un altro bivio.


Giungiamo al rifugio Lupi di Brembilla.


Il rifugio è chiuso ma è pieno di piccoli optional che fanno pensare ad un luogo dove fare "bisboccia" è all'ordine del giorno. 


Poco più avanti la cima del Pizzo Cerro.



Tra la cima ed il rifugio, solo pochi metri di distanza.


Osservatorio a tubi dove, guardando attraverso ognuno, si identifica la cima di una montagna.


Per esempio, se si guarda attraverso il tubo del Monte Disgrazia, si vede la vetta relativa.


Una vista dall'osservatorio anche delle cime e della cresta fatte finora. 


Adesso non resta che ritornare indietro dal sentiero fatto e prendere la diramazione verso Cavaglia percorrendo la "normale". 
Una peculiarità del posto sono la forma degli alberi che si incontrano lungo la via di discesa: partono storti per poi raddrizzarsi all'improvviso e spiccare verso l'alto.


Incontriamo un bivio, seguiamo sempre le indicazioni.


Altro bivio con segnalazione.


Mentre la salita è stata varia e panoramica, la discesa risulta monotona e sempre immersi nel bosco fino a giungere a valle.


Arriviamo a chiudere l'anello incontrando il primo bivio della mattinata. Ora non resta che fare l'ultimo tratto in salita che ci porta in mezzo alle case e poi sulla strada dove ci attende la macchina. 


FINE

1 commento:

  1. Mi hai acceso vecchi ricordi! Complimenti Tiziano, un abbraccio...

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