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Sentiero dei Ponti, Val Tartano 18-05-2021

Quando:  18 maggio  2021 Chi c'era:  Adelina, Tiziano ed Alaska Percorso:  Campo Tartano (1070m) - Ponte nel Cielo - Frasnino (1060m) -...

sabato 9 luglio 2022

Ghiacciaio dei Forni 08 e 09-07-2022

Quando: 08 e 09 luglio 2022
Chi c'era: Adelina, Alaska e Tiziano
Percorso:  Parcheggio dei Forni (2134m) - punto panoramico (2427m) - Ghiacciaio dei Forni (2636m) - Rifugio Branca (2493m) - Malga dei Forni (2320m) - Rifugio Forni (2200m) - Parcheggio dei Forni (2134m)
Sentieri: 520 - 520.1 - 530 - 530.1 - 530.2 - SI Sentiero Italia
Difficoltà escursionismo proposta: E (escursionistico) 
Difficoltà ferrata: -
Difficoltà alpinistica proposta: -
Tipo di salita alpinistica proposta: -
Difficoltà cane proposta: il percorso è adatto ai cani.
Logistica cane: il percorso non presenta difficoltà (qualche salto di roccia) 
Acqua: presenza di corsi d'acqua
Tempo stimato dalle guide: 2 h. 30 min. l'andata al rifugio Branca e 1 h. 45 min. il ritorno.
Tempo nostro relativo all'uscita: 6 h. l'andata con visita alla postazione militare ed al ghiacciaio e 4 h. 30 min. il ritorno.
Percorso GPS: Ghiacciao dei Forni 08e09-07-2022👈 scarica la traccia

Uscita di due giorni per andare a fare visita al ghiaccio che una volta era il più grande d'Europa nel Parco Nazionale dello Stelvio.

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Eccovi la traccia dal satellite del percorso fatto.


La partenza avviene nei parcheggi alla fine della strada dove si trova anche il Rifugio Forni. Questa strada è a pagamento, quindi ricordatevi di fare il biglietto in città prima di percorrerla.


Da qui partono numerosi sentieri, quello che a noi ci interessa è quello che si dirige verso il ghiacciaio. 


Per andare al ghiacciaio, inoltre, ci sono quattro possibilità: il sentiero alto, il sentiero basso, la strada sterrata ed il sentiero di collegamento tra il Pizzini ed il Branca.


Noi optiamo per il sentiero alto glaciologico che inizia con una serie di gradini scolpiti nella roccia.


All'inizio bisogna fare un attimo attenzione perché la strada è in comune con quello basso ma...


...seguendo i cartelli, si riesce a prendere quello corretto.


Iniziamo quindi a percorrere il sentiero che sale sul versante della montagna... 


...e poi, con minor pendenza rispetto alla partenza, si dirige verso il ghiacciaio.


Lungo la via, troviamo una deviazione per un punto panoramico dove si trova una postazione militare della prima guerra mondiale.


Lasciamo quindi momentaneamente la via principale per andare a vederla. 


Saliamo lungo il sentiero con direzione un crinale.


Qui troviamo i resti di una linea di battaglia, una trincea fatta di sassi.


Ritorniamo sul sentiero principale e proseguiamo verso il ghiacciaio.


Incontriamo ora dei ruderi, ciò che resta di alcune abitazioni costruite come accampamenti e postazioni per soldati, armi e magazzini.


Continuiamo a camminare.


Incontriamo il bivio dove si incrocia uno dei sentieri proveniente dal sentiero basso e dal torrente Frodolfo.


Attraversiamo un ponte di legno, con un altro sentiero di collegamento, ed un guado dove saltiamo tra una roccia e l'altra per superarlo.


Adesso tocca affrontare la parte che ci divide dalla morena, una salita che si districa tra rocce rosse levigate dal ghiacciaio (quando arrivava fin quaggiù).


Superato questo ostacolo, ci si ritrova in prossimità della morena e vicino ad un curioso spazio dove troviamo numerose pietre impilate.


Per poter passare nell'altra vallata, bisogna superare due ponti, il primo, chiamato "Ponte degli Elfi", attraversa il fiume ormai in secca.


Prima di oltrepassare il secondo, però, prendiamo la traccia che ci porta verso il ghiacciaio. 


Durante il cammino, incontriamo il segno di dove il ghiaccio si trovava nel 2010, una distanza considerevole da dove si trova adesso.


Proseguiamo avanti, facendo attenzione a tutti i rumori provenienti dalla vallata.


Riusciamo a toccarlo, con molta attenzione.


Prima di tornare sui nostri passi, facciamo una foto al fronte della lingua di questo ghiacciaio morente.


Tornati in zona dei ponti, oltrepassiamo il secondo, "Ponte Tzijjy", sopra al torrente Frodolfo. Questo, al contrario del primo, è posizionato sopra ad un corso d'acqua in piena, arrabbiato e gonfio.


Camminiamo ancora sulla morena dirigendoci sull'altro versante in direzione del rifugio.


Poco sotto al rifugio, troviamo un piccolo laghetto, il "Lago delle Rosole".
Questo incrocio collega, ancora una volta, il sentiero alto con quello basso.



Poco più in alto, un'intersezione con una traccia per le cime limitrofe.


Passiamo un piccolo ponticello ed eccoci al rifugio.


Qui, al rifugio Branca, ceneremo, passeremo la notte e faremo colazione il giorno dopo. 


Un saluto alle cime prima del giungere della notte...


...ed un saluto alle medesime, con la prima luce del giorno.


L'itinerario del secondo giorno è semplice: ritornare a valle.
Per poterlo fare abbiano tre opzioni: la prima è quella di percorrere il sentiero glaciologico basso, la seconda, quella di percorrere la strada sterrata e la terza, quella di proseguire lungo il sentiero di collegamento con il rifugio Pizzini.


Scegliamo di prendere per il rifugio Pizzini.


Il sentiero si sviluppa lungo la vallata opposta del sentiero fatto il giorno prima.


Incontriamo una scaletta.


Anche qui, possiamo trovare resti della grande guerra.


A questo incrocio, lasciamo il collegamento tra i rifugi e scegliamo di scendere verso la Malga dei Forni.


La vallata con il rifugio ed il Grand Zebrù.


Iniziamo a scendere...


...e passiamo dalla malga.



Da qui, proseguiamo sulla strada sterrata di collegamento.


L'intera vallata fatta nei due giorni precedenti.


Visto che era ora di pranzo, anziché dirigerci verso la macchina, decidiamo di andare a fare visita al "Rifugio Forni".


Ne approfittiamo per pranzare prima di prendere l'auto e tronare a casa.


CONCLUSIONI FINALI

"Il ghiacciaio di tipo himalayano più grande d'Europa". Questa era la sua definizione fino a poco tempo fa. Adesso si è talmente ritirato che le tre affluenze che lo componevano si sono scisse ed ognuna ha formato la propria lingua. E' inutile trovare scuse, la causa dell'enorme scioglimento è solo da imputare all'uomo che se non troverà una soluzione per salvarsi (sì, ho scritto bene, "salvarsi") si troverà a pagare il prezzo dello sfruttamento del pianeta, un pianeta senza più ghiacciai.... senza più acqua... senza più cibo.


FINE

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