Consigliato da noi in questo periodo

Sentiero dei Ponti, Val Tartano 18-05-2021

Quando:  18 maggio  2021 Chi c'era:  Adelina, Tiziano ed Alaska Percorso:  Campo Tartano (1070m) - Ponte nel Cielo - Frasnino (1060m) -...

domenica 29 agosto 2021

Rifugio Del Grande Camerini da Chiareggio 29-08-2021

Quando: 29 agosto 2021
Chi c'era: Tiziano
Percorso: Pian del Lupo (1600m) - Alpe Vazzeda inferiore (1832m) - Alpe Vazzeda superiore (2025m) - Rifugio Del Grande Camerini (2580m) - Alpe Vazzeda superiore (2025m) - Alpe Vazzeda inferiore (1832m) - Rifugio Tartaglione Crispo (1800m) - Alpe Laresin (1720m) - Forbicina (1660m) - Pian del Lupo (1600m) 
Sentieri: 
andata: 301-305-AV (alta via della Valmalenco)-SI (sentiero Italia)
ritorno: 301-305-325/1-AV (alta via della Valmalenco)-SI (sentiero Italia)
Difficoltà escursionismo proposta: E (escursionistico)
Difficoltà ferrata: -
Difficoltà alpinistica proposta: -
Tipo di salita alpinistica proposta: -
Difficoltà cane proposta: il percorso è adatto ai cani.
Logistica cane: lungo il percorso si trovano torrenti, spazi per riposarsi e tratti in ombra solo nella prima parte
Acqua: presenza di torrenti lungo la via
Tempo stimato dalle guide: 3 h. l'andata e 3 h. il ritorno 
Tempo nostro relativo all'uscita: 2 h. 45 min. l'andata e 4 h. il ritorno
Percorso GPS: Rifugio Del Grande Camerini 29-08-2021 👈 scarica la traccia


A 2580m di altezza, dominando tutta la valle dell'alta Valmalenco, si staglia un piccolo edificio, un rifugetto appollaiato su di una piccola cresta che permette di sognare ad occhi aperti.

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Eccovi la traccia dal satellite del percorso fatto.


Partenza dal Pian del Lupo, subito dopo Chiareggio. Lasciamo la macchina sulla strada sterrata vicino all'inizio del sentiero ed a darci il benvenuto, troviamo proprio lui che dall'alto della sua posizione, ci invita a venirlo a trovare.


Da questo punto partono numerosi sentieri che si stagliano in tutti i pendii limitrofi, ne abbiamo percorsi alcuni ed altri ne percorreremo essendo un posto molto accogliente e molto bello.


La Piana del Lupo, come dice lo stesso nome, non è altro che una piana che si sviluppa lungo la valle puntando il monte Disgrazia. Noi la percorreremo usufruendo della strada sterrata che costeggia il torrente Mallero.


Seguendo le indicazioni, scopriamo che questa è anche una pista ciclabile.


Dopo aver passato questo ponte, incontriamo il bivio che divide la via normale di salita dalle due possibili alternative: quella lunga che risale la valle dove si trova il torrente Sissone e la sua valle e quella, che sempre passando dalla medesima valle, si stacca e percorre il sentiero per l'Alpe Sissone e prosegue fino a trovare il tratto da arrampicare con catene. La nostra uscita prevede di fare la normale, quindi, svoltiamo a destra.


Iniziamo a salire i pendi boscosi puntando all'Alpe di Vazzeda.


Incontriamo un ponticello da percorre, e poco prima, un bivio che permette di andare a riprendere il cammino in val Sissone incontrando il rifugio Tartaglione.


Vazzeda inferiore, la superiore sarà la nostra prossima meta. 
Da qui si può proseguire per gli alpeggi confinati fino anche a giungere al rifugio Longoni (SPOILER: la nostra prossima uscita).


La piana dell'alpe...


...mentre noi proseguiamo verso l'alto.


Risalendo le pendici, ci imbattiamo in un piccolo salto roccioso modificato e scavato per rendere più agibile il suo superamento.


Giungiamo a Vazzeda superiore, ovvero ai ruderi che sono rimasti, qui ormai non c'è più nessuno.


Leggermente sopra, troviamo il bivio per il Passo del Forno e del confine Svizzero.


Lasciamo anche quest'alpe e proseguiamo a salire.


Per il momento ci troviamo su un sentiero ad una altitudine dove gli alberi posso ancora crescere, farci ombra e regalarci una cornice della nostra meta con i loro rami.


Sul versante opposto si riesce a vedere il rifugio Gerli Porro ed il Ventina.
Alla fine del racconto, link per sapere come raggiungerli.


Siamo fuori dalla vegetazione, la pendenza diminuisce, ora dovremo attraversare le pendici camminando su una tratta molto panoramica, sempre in salita ma meno impegnativa.  



Incontriamo numerosi torrenti formatosi dallo scioglimento delle neve in alta quota, inutile dirvi quanto fredda e trasparente sia quest'acqua.


Con uno sguardo alle nostre spalle, notiamo bene la linea di confine della vegetazione e strizzando un po' l'occhio, un gruppo di asinelli che si sono fatti conoscere durante l'attraversamento di uno dei torrenti.


Adesso inizia la parte dove dobbiamo camminare sulle morene/detriti di roccia. Lasciando anche il confine con i prati, da questo punto, l'uso degli ometti risulta un ottimo modo per verificare di rimanere in traccia.


In questi casi, bisogna stare attenti ai bolli segnati per terra ed agli ometti in pietra dislocati su punti elevati per non sbagliare e perdere il sentiero.


Superata una cunetta, troviamo un cartello segnalatore. Noi proseguiamo sempre a vista seguendo i bollini e l'enorme omino in pietra con bandiera annessa. Questo bivio servirà a scendere per prendere la giusta direzione.


Ed ecco pararci davanti a nostri occhi la nord del monte Disgrazia: imponente, maestosa ma anche delicata e paurosamente vulnerabile. La prima sensazione che ho avuto guardandola è stata di stupore e reverenza ma subito dopo, ho notato il suo ghiacciaio e come si è ristretto rispetto al colore del terreno sotto di lui lasciandomi un vuoto come quando stai per fare un passo avanti sicuro che l'appoggio regga il tuo peso ma, dopo che hai portato avanti la gamba caricandola, ti viene tolto immediatamente sotto ai tuoi piedi.


Arrivati alla bandierina di segnalazione...


...si è arrivati anche al rifugio.


Ultimi passi ed ultimo bivio (quello della val Sissone)


Rifugio Del Grande Camerini.


Panorama con cartello.


Madonnina del rifugio.


Adesso mi prendo una pausa, bevo del thè e mangio una fetta di torta appena sfornata mentre il meteo decide di cambiare. Già salendo lungo il sentiero ho attraversato varie zone: quella con il vento forte, il bosco umido e afoso, sotto il sole cocente, l'annuvolarsi della volta... fino a giungere ad un'inizio di tempesta. Sopra al rifugio, nuvoloni neri al confine con la Svizzera, si erano bloccati in mezzo alla cime e carichi di acqua, hanno iniziato a far scendere il loro carico, che portato dal vento, raggiungevano il rifugio sotto forma di leggero nevischio. Il problema è che qui siamo ad una quota dove la differenza di pochi gradi permette facilmente alla neve, con l'aiuto del vento, di trasformarsi in grandine. Nuvoloni neri che quasi si potevano toccare, un forte vento, nevischio e grandine...aggiungiamo il rifugio piccolino e molta gente che si vedeva salire... mi hanno fatto prendere la decisione di iniziare a scendere.
La strada del ritorno sarà la medesima dell'andata.
Dall'alto vedo dove l'altro sentiero sarebbe arrivato.


Come per la salita, seguo gli ometti ed i bolli sulle rocce.


Rincontro gli asinelli, sempre vicino ad un corso d'acqua.


Il sentiero, non molto lontano, rientrerà nel bosco.


Rincontro Vazzesa superiore con una leggere pioggerellina che mi accompagna.


Tra i due alpeggi (inferiore e superiore) si passa in mezzo ad un campo di fiori violacei molto alti, sembra di essere in mezzo ad un labirinto circondati dalla vegetazione.


Smette di povere ed esce il caldo, visto che non ho fretta, faccio qualche foto alla natura.



Superata l'Alpe Vazzeda inferiore e in prossimità del ponticello mi accorgo del bivio che, passando dal rifugio Tartaglione, mi permetterebbe di fare un piccolo anello e visionare parte del percorso alternativo di salita. Decido quindi di andare a fargli visita.


All'inizio è un sentiero battuto (anche se utilizzato come gabinetto da molti) con la possibilità di vedere a valle ma...


...ad un certo punto inizia ad essere sconnesso, fangoso, ripido, pieno di alberi abbattuti e con qualche tipo di protezione costruita in un modo non poco definito.


Morale della favola: il sentiero non percorre la tratta come segnato dalle cartine e personalmente non l'ho trovato molto bello (soprattutto per le mie ginocchia). E' il classico sentiero di collegamento tra due sentieri anche se segnalato con il simbolo dell'alta via.
Spuntiamo fuori sulla strada per il rifugio in un bivio senza indicazioni.


Mi fermo a mangiare qualcosa ma è troppo tardi per prenotare un posto perché completamente pieno. Resto in disparte su di una roccetta e mi osservo attorno: vedo partire un sentiero bollato, sembra proprio quello riportato sulla mappa... ma allora perché sono uscito dall'altra parte? Probabilmente sarà successo qualcosa al sentiero principale, oppure ci saranno due sentieri... sinceramente, non l'ho capito.


Mi rimetto in marcia seguendo in discesa la strada (a sinistra della foto, l'uscita precedente non segnalata).


Arrivo all'Alpe Laresin...


...dove incontro il bivio per la Val Sissone e gli altri sentieri di salita. Ovviamente, punto Chiareggio.


Il prossimo bivio che si incontra, serve per spostarsi da questa valle per andare a percorrere il sentiero che porta agli alpeggi sulla strada per arrivare all'Alpe Ventina dove si trovano i due rifugi (Porro e Ventina).


Percorrendo la strada verso valle.


Altro bivio, sempre per cambiare vallata o per percorrere il giro dei ponti.


Località Forbicina, raggiungibile con semplice strada sterrata.


Subito dopo incontro questo bivio e mi accorgo di aver chiuso l'anello. Questo bivio è quello incontrato all'andata dove abbiamo preso a destra ed iniziato a salire per il rifugio, quello subito dopo il ponticello.


Resta da fare solo il tratto di strada che ci separa dalla macchina.


CONCLUSIONI FINALI

E' stata una bellissima uscita, aver fatto così tanto dislivello si farà poi sentire sulle mie ginocchia ma ne è valsa la pena. Incontrare il piccolo rifugio gestito dai volontari del CAI di Sovico è stato un piacere. L'ambiente a quella quota è sempre uno spettacolo. Non sentivo la necessità di scendere, sarei restato lì per sempre. L'unica nota "stonata" è stato vedere il ghiacciaio del Disgrazia in quella situazione. Come lui, numerosi ghiacciai si stanno ritirando, alcuni sono addirittura scomparsi e questo andamento non può che nuocere a tutti.
Il rifugio ha dovuto prolungare i suoi tubi per andare a prendere l'acqua più in alto ed è una notizia di oggi che il rifugio Quinto Sella chiude in anticipo per mancanza di acqua... la prossima volta che, seduti a casa, con le gambe sotto al tavolo, sorseggerete un bicchiere di acqua versato da una bottiglia fatevi una domanda: "ma se i ghiacciai scompaiono, che cosa berrò io?". E' meglio se si inizia veramente a fare qualcosa.


Se volete vedere cosa altro abbiamo fatto nelle vicinanze, ecco a voi degli spunti:

Sentiero E:
👉 vedi anche: Rifugio Gerli-Porro e Ventina 09-08-2017 👈 (link)

Ferrata:
👉 vedi anche: Torrione Porro 22-08-2017 👈 (link)

👉 Sito CAI Sovico 👈 (link)


FINE

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