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martedì 1 giugno 2021

Diga del Gleno, Val di Scalve da Pianezza 01-06-2021

Quando: 01 giugno 2021
Chi c'era: Adelina, Tiziano ed Alaska
Percorso: Pianezza (1270 m) - Piana del Gleno (1530 m) - Pianezza (1270 m)
Sentieri: 411
Difficoltà escursionismo proposta: E (escursionistico)
Difficoltà ferrata: -
Difficoltà alpinistica proposta: -
Tipo di salita alpinistica proposta: -
Difficoltà cane proposta: il percorso è adatto ai cani.
Logistica cane: porre attenzione ai tratti esposti.
Acqua: presenza di una fontana alla partenza, un baretto nelle vicinanze del lago.
Tempo stimato dalle guide: 1 h. l'andata e 1 h. il ritorno. 
Tempo nostro relativo all'uscita: 1 h. 45 min. l'andata e 1 h. 30 min. il ritorno
Percorso GPS: Diga del Gleno da Pianezza 01-06-2021 👈 scarica la traccia

Una storia tristemente italiana dove lo sfruttamento, la politica e la presunzione dell'uomo ha dato nascita ad uno dei più catastrofici disastri della storia italiana.


👇 altrimenti, continua a leggere la descrizione qui sotto 👇
Eccovi la traccia dal satellite del percorso fatto.


La storia del disastro della diga del Gleno è accaduta subito dopo la prima guerra mondiale ed è stata abilmente fatta passare come "avvenimento legato ad un incidente inevitabile" ma che in realtà è stato causato dalla presunzione e dalla colpa diretta degli uomini e questo non deve essere dimenticato.
La nostra partenza avviene a Pianezza, un piccolo paesino della valle, dove troviamo parcheggio nella piccola zona adibita ma che già in questi giorni e nei mesi estivi, viene precluso e si viene deviati a parcheggiare nel paese appena sotto di Vilminore dove un servizio di navetta a pagamento viene attivato (informatevi bene prima di partire guardando questo link 👉 NAVETTA PER LA DIGA )


Il sentiero è ben segnalato ed è facile da seguire.


Passiamo in mezzo al piccolo nucleo abitativo passando in mezzo alle sue stradine.


Imbocchiamo il sentiero delle scale (volendo c'è una piccolissima alternativa che passa da una strada cementata e che evita le scale ma stiamo parlando di qualche minuto di percorso e niente più e comunque decideremo di percorrerlo nel ritorno per vedere la differenza) un piccolo tratto fatto a scale.


Siamo già in mezzo ai prati, immersi nella natura.



Proseguiamo sulla mulattiera/strada, percorso principale di salita.


Il sentiero è molto spazioso ed è impossibile sbagliare la traccia.


Incontriamo un bivio, seguiamo sempre il sentiero 411.


Il prossimo bivio che incontriamo, è una diramazione che volendo si può prendere per allungare il percorso passando dalla baita Napoleù e dall'osservatorio Pagarulì, noi restiamo sulla via principale.


Iniziamo la salita impegnativa sulla mulattiera che da prima è un po' menomata ma poi tornerà integra man mano che si sale.


Durante l'ascesa, incontreremo spesso la condotta dell'acqua che collega la piccola diga costruita sui ruderi di quella distrutta e la centrale a valle che ne sfrutta la potenza. Passeremo anche sopra un ponticello per superarla.


Ogni tanto, una pausa è sempre ben accetta.


Ci imbattiamo ora in una struttura di cemento, probabilmente il guscio protettivo della condotta, che prima di scendere ripidamente per creare velocità ed energia, staziona prima in un locale di controllo. Incrociamo anche il bivio per andare all'osservatorio o, se avete scelto il giro lungo, che ne arriva.


Da adesso in poi, non dovremo più salire di elevazione ma solo avvicinarci con una leggera pendenza, verso le rovine dello sbarramento.


Il panorama si apre a picco sulla valle sottostante.


Stiamo ora camminando su un sentiero scavato a mano da manodopera del luogo (soprattutto vecchi, donne e bambini visto che gli uomini era al fronte) dove basta allungare la mano sopra la testa per toccare la roccia.


Nel punto più panoramico, troviamo anche un cartello informativo.


Ormai la diga si vede bene, non ci sono più gli alberi che ne ostacolano la vista.


Piccola casetta a ridosso dello stretto.


Ed eccola davanti a noi, con un bellissimo ciliegio di fronte a lei.


Passiamo proprio in mezzo all'enorme buco che si è creato durante la sua deflagrante esplosione.


E' imponente, enorme, massiccia... ma è caduta, caduta dalla forza dell'acqua imprigionata dietro ad essa.


Passiamo sopra un ponte vicino ad un muro di contenimento dove una volta esisteva il "tampone", unico sbarramento rimasto...


...davanti a lui, il salto altissimo della valle.


La nostra meta è raggiunta, andremo ora alla sua esplorazione e poi, dopo la pausa pranzo, a visitare un piccolo baretto ed il laghetto sottostante.


Il muro in cemento è imponente (anche se probabilmente non è costituito da solo cemento ma anche da calcinacci che ne hanno indebolito la struttura per avere un guadagno economico maggiore).


Per non parlare poi dei rattoppi in materiale bituminoso per cercare di riparare le numerose falle che continuavano ad aprirsi.


Sta di fatto però che la massiccità della struttura non si nasconde per niente, in quel punto si erge ed in quel punto risiederà per molto tempo. Un po' sembrano anche delle altissime mura di un castello inespugnabile, costruito per essere fermo ed inamovibile nel tempo.



Mangiato il nostro pranzo al sacco in prossimità dell'angolo eretto dello sbarramento, ci dirigiamo su letto della valle, una volta immerso nell'acqua ma che adesso ripermette di essere oltrepassato.


Qui troviamo il laghetto del Gleno, nato dai vari torrenti che discendono l'intera valle, anche dall'omonimo monte Gleno (che da questo punto non si vede, bisogna proseguire lungo la valle e superare alcuni risalti).


Ci fermiamo un attimo anche al baretto costruito stranamente in questo luogo e facciamo due chiacchere con il proprietario che ci spiega che questa meta è gettonatissima e nei giorni più intesi di visita, si arriva anche a svariate centinaia di persone.


Cerchiamo di girare attorno al laghetto e passiamo dal letto del fiume trovando la zona molto paludosa. Sassi di colore verde, viola, bianco, blu e arancione tappezzano il torrente.


"Guarda che non si passa da qui ma se vuoi tentare, io aspetto qui"


Non troviamo gli ultimi metri per oltrepassare l'acqua anche se è segnato un passaggio sulla cartina, ci tocca quindi tornare indietro, proviamo a costeggiare la riva ma la fanghiglia che incontriamo non è d'accordo con noi. Alla fine ci arrendiamo e torniamo esattamente sui passi già percorsi.


Passiamo nuovamente dal ponticello dove incrociamo di nuovo la targa commemorativa dove è riportato l'esatto momento dell'inizio della fine.


Il percorso del rientro è il medesimo dell'andata.


Da prima sul sentiero scavato nella roccia in piano, poi l'incontro con la condotta nascosta nel cemento, per poi iniziare la discesa verso il paesino.


Come ultima nota di viaggio, scegliamo la deviazione sulla stradina in cemento anziché il piccolo sentiero delle scale, una piccolissima deviazione che ci regala un ultimo sguardo all'immenso corpo roccioso del Gruppo della Presolana.



Ti è piaciuta questa uscita alla diga? Se vuoi ne abbiamo fatte altre e le puoi vedere cliccando qui sotto:


CONCLUSIONI FINALI

Alla fine siamo ancora qui, a discutere sulle cause della sciagura: c'è chi dice che è colpa dei materiali, chi di un attentato, chi ha insabbiato il tutto per non perdere la faccia mentre alle famiglie colpite non rimante che un ricordo ed una terra che si è portata via parte della loro vita. Ma la storia insegna che bisogna andare avanti, ricordare quello che è successo e cercare di non ripetere gli stessi errori... anche se... siamo solo degli uomini.
Già che siamo in tema di decisione degli uomini vorrei chiedervi di farmi/farci ma soprattutto farvi un piacere: non sporcate l'ambiente, non gettate a terra l'immondizia, portate a casa i vostri rifiuti, qualunque essi siano, fare la raccolta differenziata ed il riciclaggio fa bene a noi e all'ambiente.


Se ti interessa l'argomento, ti consiglio di visitare questa pagina: La storia della diga del Gleno 
E questo video molto interessante: Disastro del Gleno

FINE

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